È di questi giorni la notizia dell’assegno bimestrale che il Ministero della Salute dovrà versare a vita a un bimbo affetto da autismo, a cui nel 2006 fu iniettato il vaccino esavalente InfanrixHexaSk. Lo stabilisce una sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano. Tale decisione torna ad alimentare la fobia per la quale le vaccinazioni sarebbero causa di autismo. Tutto ha avuto inizio nel ‘98, quando il medico inglese Andrew Wakefield ha pubblicato sulla rivista ‘Lancet’ un articolo in cui ha sostenuto la correlazione, successivamente smentita, tra il vaccino trivalente MPR (morbillo, parotite, rosolia) e la comparsa di autismo e malattie intestinali. Una vera frode scientifica che ha gettato nel panico il Regno Unito: vaccinazioni crollate fino al 50% e decessi di bambini causati dal morbillo. In realtà, ad oggi, non è stato pubblicato nessuno studio che dimostri la pericolosità dei vaccini che, al contrario, hanno debellato totalmente il vaiolo, hanno praticamente sconfitto la poliomielite e hanno limitato a pochi casi altre malattie infettive. I vaccini sconfiggeranno ebola e sono sulla soglia di essere efficaci per i tumori. Inoltre, la decisione assunta – il cui costo letteralmente riguarda tutti i cittadini e non soltanto i malati chiamati in causa – si colloca sulla scia dei casi Di Bella, Stamina, Ogm: come può un magistrato esprimersi su materie riguardanti la salute e la ricerca? Al magistrato vengono affiancati dei consulenti iscritti a precisi albi, che però spesso producono pronunciamenti opposti alle verità acquisite dalle autorità scientifiche nazionali ed internazionali. Che fare? L’ex Ministro Balduzzi suggerisce di aprire una discussione in seno al CSM per fornire ai giudici un bagaglio culturale adatto a disporre su determinate questioni scientifiche. Non basta! Ci sono da rivedere i criteri di iscrizione agli albi dei periti dei tribunali: chi giudica i giudicanti? Un ulteriore passo in avanti potrebbe essere formalizzato in una proposta di legge che preveda che il magistrato scelga il suo consulente fra una rosa di 3-5 nomi designati caso per caso da una società scientifica riconosciuta, ad esempio dall’Agenzia Italiana del Farmaco.